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giovedì 27 dicembre 2012

Solo

Scesi dall'auto. Mi guardai intorno e vidi desolazione, una città che era viva, ridotta ad un cumulo di macerie. Mi aggirai per le vie di una metropoli ormai distrutta. Senza una meta precisa. Solo. Era il terzo giorno. Secondo gli studi il terzo giorno non sarebbe dovuta sopravvivere nessuna forma di vita. Ma per qualche motivo io ero ancora qui. L'eccezione alla regola. Un punto rosso in mezzo al grigio del mondo. Svoltai nella via principale. Ebbi un flash. I ricordi si accavallavano nella mia mente, senza un preciso ordine. Li accomunava solo un aspetto: l'edificio. Era la mia scuola media. Volli entrare. Quello che vidi mi sconcertò: era arrivata persino lì. Banchi rovesciati, vetri rotti, porte scardinate, cenere dappertutto. Cenere. Il terzo giorno ogni forma di vita di riduceva in cenere, dagli alberi agli animali ai batteri. Niente più colori. Solo il grigio. Uscii con la consapevolezza di aver lasciato alle spalle un mondo di disperazione. Proseguii per la strada. Poi mi fermai. Un lieve fruscio aveva attirato la mia attenzione. Stetti immobile per qualche secondo. Poi avvicinai lentamente la mano al fodero della pistola. Ne carezzai l'impugnatura e, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi, mi voltai. Vidi qualcosa. Per una frazione di secondo provai un senso di impotenza verso ciò che mi stava di fronte. Poi cominciai a correre verso la macchina. Saltai in macchina. Il cuore mi batteva forte. Era la quarta onda da quando tutto era iniziato. Arrivava. E quando arrivava era finita. Mi coprii con l' alluminio. E pregai. La macchina si ribaltò. Venni investito da un onda di detriti, mentre la macchina veniva sbalzata via, ed io con lei. Mi passò negli occhi tutta la vita. Pregai. Pregai di morire. Di non dover portare ancora il carico di responsabilità che la vita mi dava. Di non provare più quel dolore, quella consapevolezza di essere solo. Di lasciare che finisse tutto così com'era. Di lasciarmi andare, tanto non servivo a nessuno ormai, perchè ero solo. Chiusi gli occhi. Vidi un lieve bagliore. La macchina cessò di muoversi. Non ero morto. Mi sbagliavo. Servivo ancora a qualcosa. Potevo salvare ancora ciò in cui avevo speranza. Non avrei mollato. Non ora. La quarta onda se n'era andata, portando con sé caos e distruzione. Ma io ero ancora qui.

- Caos

3 commenti:

  1. Se vai verso il Parco Sempione, nei pressi dell'arco...trovi altri sopravvissuti! Stiamo organizzando una migrazione verso l'Africa. Ti aggreghi?

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  2. ps. riesci a mettere il link de http://lartemista.com come link amico?
    grassie ;)

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